lunedì 25 aprile 2011
giovedì 21 aprile 2011
Poesia "La trombettina"
di tutta la magia della fiera:
quella trombettina,
la latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci sono dentro i pagliacci bianchi e rossi;
c'è la banda d'oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l'organo, i lumini.
Come, nel sgocciolare della gronda,
c'è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell'arcobaleno;
nell'umido cerino di una lucciola,
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.
C. Govoni
martedì 12 aprile 2011
10 frasi di bambini che spiegano cos'è l'amore...
giovedì 7 aprile 2011
Mangiare con consapevolezza
Cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza? Mangiando un mandarino, sapete che lo state mangiando.
Ne gustate pienamente la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza.
Il mandarino che Nandabala mi ha offerto aveva nove spicchi. Li ho messi in bocca uno per uno in consapevolezza e ho sentito quanto sono splendidi e preziosi. Non ho dimenticato il mandarino, e così il mandarino è diventato qualcosa di molto reale. Se il mandarino è reale, anche chi lo mangia è reale.
Ecco cosa significa mangiare un mandarino con consapevolezza.
Bambini, cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza? Mangiando un mandarino, non sapete che lo state mangiando. Non ne gustate la fragranza e la dolcezza. Sbucciando il mandarino, non sapete che lo state sbucciando; staccandone uno spicchio e portandolo alla bocca, non sapete che lo state staccando e portando alla bocca; gustando la fragranza e la dolcezza del mandarino, non sapete che ne state gustando la fragranza e la dolcezza. Così facendo, non potete apprezzarne la natura splendida e preziosa. Se non siete consapevoli di mangiarlo, il mandarino non è reale. Se il mandarino non è reale, neppure chi lo mangia è reale.
Ecco cosa significa mangiare un mandarino senza consapevolezza.
Bambini, mangiare il mandarino con presenza mentale significa essere davvero in contatto con ciò che mangiate.
La vostra mente non rincorre i pensieri riguardo allo ieri o al domani, ma dimora totalmente nel momento presente. Il mandarino è totalmente presente.
Vivere con presenza mentale e consapevolezza vuol dire vivere nel momento presente, con il corpo e la mente che dimorano nel qui e ora.
"Vita di Siddharta il Buddha" di Thich Nhat Hanh
domenica 27 marzo 2011
giovedì 17 febbraio 2011
venerdì 4 febbraio 2011
Regalo
Siamo a gennaio eppure fuori c'è un sole magnifico e il cielo è brillante e sereno come fosse primavera o estate inoltrata, dalla temperatura colore di 5500 gradi kelvin, limpidissimo. E' freddino ma camminare fuori è una gioia, si va silenziosamente e anche se intorno il paesaggio è urbano e il bianco dell'intonaco e il rossiccio dei mattoncini delle case permette pochi voli alla fantasia, dentro di me passeggio silenziosamente in viali assolati tra file di ciliegi in fiore, e immagino di essere in giappone a primavera a sgambettare la mattina presto solo e tranquillo tra i petali candidi come neve che cadono sussurando nuove sillabe di armonia cosmica e dolce felicità; tutt'intorno è silenzio e l'unica compagna che ho è la mia ombra che mi segue fedele e muta come un'innamorata o una devota. Ho preparato il dono lentamente è stato uno slowfood senza vivande, il mio nutrimento era tutta la gioia di confezionarlo...bene ho concluso anche se non è vero.
venerdì 21 gennaio 2011
Desiderio di essere acqua
Madina dopo poco scese dall'albero. Rimase qualche minuto in attesa poi d'improvviso si mosse; invece d'avviarsi alla casa deviò tra le querce, s'addentro nel bosco, ritrovò i sentieri dell'infanzia. I tronchi erano ancora rigati di pioggia recente, pareva che avessero pianto. Non si vedeva altro verde che quello molle del muschio in mezzo alle grosse radici e il cuore di Madina era un pò gonfio. Salì ancora, raggiuse il sommo del bosco, e là d'un tratto la sua anima fu sgombra ed ella uscì in un grido di gioia e lo udì echeggiare fra i tronchi. Non ricordava d'avere visto mai così ricco il suo ruscello neppure dopo gli sgeli delle primavere. Ora è quasi un torrente, ma l'acqua vi scorreva senza impeti, unita, con gorgoglio leggero. Si fermò a lungo a guardare. La superficie dell'acqua in un tremolio d'ombra e di luci era diventata una pelle viva, i raggi del mattino passando liberamente tra i rami nudi degli alberi andavano a pungerla un pò dappertutto. Madina fissava un punto dell'acqua e si provava a seguirlo ma l'inquietudine delle luci subito le faceva perdere il filo: l'acqua che è sempre quella e non è mai la stessa, come qualcuno le ha insegnato. Ogni raggio del sole, pensò, ferisce dunque a ogni momento un'acqua nuova; e forse ogni goccia così toccata dal sole è una vita tra le mille altre, eppure tutte insieme è sempre lui, uno, il ruscello mio. Questo problema la mette in agitazione. Dover dividere in frazioni infinite quella cosa unica e rara, il ruscello suo, la offende. Credere che lui se ne va via continuamente, lontano da lei, la sgomenta. Mise una mano nell'acqua, voleva capire, sentire al modo di quella massa mobile potente allegra, che esce di sotto il nero della rupe, arriva, passa sulla sua mano e se ne va; scende a svolte tutta la pendice, traversa il prato e trova il salto, precipita in mille scintille. Si rialzò. Seguì per un poco il corso giù per la china. Le prese una smania di sentirsi pungere dai raggi e brillare, correr via. Allora ricordò quando là dentro metteva le braccia. Si fermò, si strappò di dosso il vestito, stava per immeggerle; ma la colse un pensiero più grande. Si spogliò del tutto, rimase nuda come quell'acqua. Si carezzò le spalle, si passò lentamente le due mani sui lati del corpo, dalle ascelle al bacino. Scese nel rivo con una gamba, poi con l'altra; fece qualche passo sentiva nel fondo i sassi acuti, su altri scivolava, in mezzo a dolci brividi si scrollò di felicità. Poi piegò piano le ginocchia come volesse sedere sopra il pieno dell'acqua, invece vi profondò entro, ridistese le gambe, s'abbandonò. Ora il ruscello la culla, l'acqua la sorregge. Per un poco la tenne a galla poi la abbracciò intorno fino al giro del collo, e la faccia sporgeva come un fiore ridente. L'acqua sa davvero abbracciare, aderisce a ogni curva, modella ogni zona, ogni angolo, non c'è piega di te ch'ella non raggiunga con la sua diffusa carezza. Nulla al mondo sa abbracciare così. Anche l'aria t'avviluppa a quel modo, ma non la senti; invece il tocco dell'acqua ti sveglia, ti fa capire la tua forma, e manda i suoi brividi fin nel tuo profondo. E parla. Lungo il corpo di Madina il gorgoglio del rio si chiariva, si frangeva in piccole sillabe d'amore. Con amore l'acqua tocca il corpo di lei, lo avvolge e corre via e già l'altra è soppravvenuta e l'altra ancora, la delizia di Madina non ha mai sosta. Ma già tra la delizia scende un'ombra nel suo pensiero a turbare l'amore. Il mio ruscello m'abbraccia così, e io non ho modo di ricambiare l'abbraccio. Sono pesante, son limitata da tutte le parti, come potrà egli sconfinato e leggero continuare ad amarmi? per questo forse mi fugge? Chi m'insegna ad abbracciarlo? a fuggire con lui? a essere la cosa stessa che è lui? Allora accadde il miracolo. Parve dapprima a Madina che il suo corpo s'allungasse. L'acqua scorrevdovi intorno, dolcemente lo lima e assottiglia. Lei si sente tutta a poco a poco salire a fiore dell'acqua, eppure nulla del suo corpo ne emerge. Dov'è il corpo? poco fa chinando gli occhi lo vedeva trasparire di sotto il velo liquido, ora le sue forme vacillano, le linee sfumano, quel che era pallida carne non è più che un gioco di riflessi, inquietudine d'ombra e di luci, acqua. I raggi del sole vi si divertono, come più là, più qua, come tutt'intorno sull'altra, che ne sfavilla. Madina non sente più il tremolio del rio all'orecchio, sente sè vibrare insieme con tutte le infinite gocce che fanno la fluida forma dell'acqua, la forma sua: ella e l'acqua sono un solo murmure e scintillio lungo che scende. Non vede più l'acqua e i suoi bagliori, quel ch'era la vista di Madina è diventato un bagliore tra cento. Quello che fu il volto di Madina s'è sciolto in onde fresche di felicità. Neppure il nome di Madina c'è più, è uno dei mille mormorii di questo canto che corre in gioia giù per le svolte della pendice, incontra la luce aperta del sole sul verde, taglia il bel prato, vola sulla roccia, di colpo affronta il salto e precipita sotto tra lampi d'argento, si frange e spumeggia nel deserto piano laggiù, dove una donna era morta dando alla luce Madina.
Da L'amante fedele di M. Bontempelli